Storia della Medicina

Il dietilstilbestrolo è un estrogeno di origine sintetica.

Interagisce con i recettori degli estrogeni sulle cellule delle vie riproduttive femminili, della ghiandola mammaria, dell’ipotalamo e dell’ipofisi, aumentando così la sintesi epatica di diverse proteine e sopprimendo l’ormone follicolo-stimolante (FSH).

In combinazione con un progestinico sopprime il sistema ipotalamo-ipofisario, riducendo così la produzione dell’ormone GnRH.

Negli anni ‘50, oltre alla ben nota talidomide, fu introdotto un nuovo farmaco per curare problemi comuni in gravidanza: il dietilstilbestrolo, anche noto come DES.

Farmaco considerato sicuro per donne incinte, con veri o presunti benefici.

Sviluppato all’Università di Oxford nel 1938, grazie ad uno stanziamento dei Medical Research Council inglesi, per una politica contraria ai profitti ricavati da farmaci scoperti con fondi pubblici non è mai stato brevettato. Per conseguenza il dietilstilbestrolo (DES) è stato posto a disposizione di qualunque società lo richiedesse e molti quindi ne approfittarono.

Nel 1941 la FDA autorizzò il suo utilizzo per curare una serie di sintomi della menopausa, per interrompere la lattazione dopo la nascita del bambino e per ridurre gli ingorghi mammari.

Il dietilstilbestrolo (DES) non aveva effetti collaterali o invasivi e negli anni quaranta del secolo scorso, sull’onda di un grande entusiasmo collettivo, i medici cominciarono a prescriverlo anche alle donne incinte per una ampia serie di disturbi, tra cui la prevenzione di aborti ricorrenti e per alleviare la nausea del mattino.

Il dietilstilbestrolo (DES) comparve in una epoca in cui la gente credeva nel potere della scienza e si fidava dell’autorità del medico e del farmacologo specialista.

Le pubblicità sulle riviste mediche mostravano bambini bellissimi con volti stupendi, vispi e sorridenti, a sottintendere che la loro salute robusta era dovuta al dietilstilbestrolo.

Per moltissimi medici fu impossibile resistere all’ondata collettiva, dal momento che molti loro colleghi lo usavano e grandi e affidabili aziende farmaceutiche lo promuovevano. Probabilmente più di 3 milioni di donne in gravidanza presero il dietilstilbestrolo (DES) soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in molti altri paesi del mondo cosiddetto sviluppato.

Nel 1953, uno studio molto accurato pubblicato sull’ American Journal of Obstetrics and Gynecology dimostrò che il dietilstilbestrolo non migliorava in alcun modo gli esiti delle gravidanze. A poco a poco nel tempo tutti i testi di medicina arrivarono a dichiarare che non aveva efficacia.

Eppure il dietilstilbestrolo continuo per anni ad essere utilizzato in gravidanza.

Il primo campanello dall’allarme suono nel 1971 quando dei ricercatori di Boston pubblicarono (sul NEJM n. 284 pag. 878-81) uno studio su una forma molto rara di cancro chiamata adenocarcinoma a cellule chiare della vagina. Gran parte dei tipi di cancro della vagina si manifestano in donne anziane, mentre questo si manifestava in adolescenti o giovani donne adulte .

Una indagine approfondita rilevò che le madri di sette delle otto pazienti partecipanti allo studio avevano assunto il dietilstilbestrolo (DES) in gravidanza. Le ragazze e giovani donne erano state, quindi, esposte al DES nel grembo materno, ma le conseguenze si erano manifestate soltanto tra i 14 e i 22 anni dopo. Seguirono altri casi.

Adesso sappiamo che l’esposizione al dietilstilbestrolo (DES) in utero aumenta di quaranta volte il rischio di sviluppare questo genere di cancro. Si trattava di tumori rari, ma questi erano soltanto la punta dell’iceberg.

Uno studio del 2011 diretto da Dr Robert Hoover presso il National Cancer Institute ha messo a confronto i rischi comulativi incontrati dalle donne esposte al DES in utero con quelli delle donne che non avevano assunto il farmaco, rilevando un raddoppio del loro tasso di infertilità (33,3% contro il 15,5%). E i bambini che erano stati esposti al dietilstilbestrolo avevano a loro volta minore possibilità di avere figli.

L’assunzione del farmaco aveva effetti significativi sull’interruzione di gravidanza nel secondo trimestre (16,4 contro 1,7%), tassi più elevati di parti pretermine, con tutti i problemi collaterali, e un maggior numero di casi di cancro al seno in giovane età.

Anche i figli maschi delle donne che avevano assunto dietilstilbestrolo in gravidanza mostravano maggiori rischi di ammalarsi per problemi agli organi genitali, come cisti, o criptorchidismo.

Inoltre, alcuni dati più recenti suggeriscono che ci potrebbero essere effetti simili anche nei nipoti delle donne che hanno assunto il farmaco dietilstilbestrolo (DES) tra gli anni ‘40 e ‘70.

Oggi sappiamo che esiste anche una correlazione tra l’esposizione a dietilstilbestrolo durante la gravidanza e l’incremento multigenerazionale del rischio di deficit del neurosviluppo, in particolare di disturbo da deficit di attenzione e iperattività. L’hanno stabilito i ricercatori in uno studio pubblicato nel 2018 su JAMA Pediatrics, Marianthi-Anna Kioumourtzoglou, della Columbia University Mailman School of Public Health di New York, confermando i rischi di un’esposizione a interferenti endocrini durante la gravidanza.

Lo studio di coorte fu sviluppato per la prima volta nel 1989 quando un gruppo di infermiere professionali tra i 25 e i 42 anni di età (n=116.686) iniziò a rispondere a un questionario riguardante stili di vita e fattori di rischio, uso di medicinali e principali disturbi di salute.

Le partecipanti, indicate nello studio come generazione F1, erano nate nel periodo in cui il dietilstilbestrolo veniva ancora ampiamente prescritto. Nel 1993, a 2.742 di queste donne fu somministrato un questionario di follow-up riguardante la possibile esposizione a dietilstilbestrolo delle loro madri (generazione F0) per poter infine calcolare una possibile correlazione con la prevalenza di ADHD nei loro bambini (generazione F2).

Dai dati è risultato che un totale di 861 madri (1,8%) nella generazione F0 aveva fatto uso di dietilstilbestrolo. Nella generazione F2, il tasso di ADHD era più elevato nei nipoti di donne che avevano fatto uso del farmaco (7,7% vs 5,2%, rispettivamente; odds ratio = 1,36). Una percentuale di diagnosi di ADHD è stata infine riscontrata nella generazione F2 tra i nipoti di donne che avevano assunto dietilstilbestrolo nel primo trimestre di gravidanza (odds ratio = 1,63).

Tutti questi gravissimi problemi di salute non furono individuati prima perché, diversamente dalla talidomide, gli effetti del DES si manifestarono dopo molti decenni. L’infertilità femminile può avere, inoltre, molteplici ragioni eziopatogenetiche.

Per individuare gli effetti negativi del DES sul lungo periodo è stato, quindi, necessario formulare una ipotesi di ricerca alla quale dedicarsi in modo serio e puntuale con osservazioni dettagliate per determinare se i rischi cumulativi di tali problemi fossero più elevati sui bambini nati dopo essere stati esposti al Dietilstilbestrolo.

Adesso sappiamo che è così!

Questa storia serba una lezione importante è chiara, che molti di noi hanno imparato nel corso della vita e dell’esperienza professionale: il fatto che tutti facciano una cosa non significa che sia sicura. Anche se c’è lo dice la conoscenza scientifica di quel momento.

All’epoca era normale per una donna assumere dietilstilbestrolo e talidomide. Ed era normale per il medico prescrivere questi farmaci. Oggi è ancora normale fare il taglio cesareo e assumere gli antibiotici nel corso della gravidanza e su scala senza precedenti.

E ai giorni nostri sembra ancora del tutto normale e logico assumere altri farmaci e terapie prescritte da medici e dichiarate sicure sulla base delle cosiddette conoscenze scientifiche del momento. Dimenticando che nel campo delle terapie mediche quello che oggi viene dichiarato scientificamente sicuro e certo, ha solo un valore, statistico, relativo e del tutto (ma proprio del tutto) provvisorio.

E con molta facilità, domani può non esser più vero ed affidabile sotto tutti gli aspetti.

Comunicazione a cura di:
Centro Ricerche Salute Globale SIMOH
Scuola Italiana di Medicina Omeopatica Hahnemanniana
Via Giovanni Miani, 8 – 00154 Roma – Italy
Tel. 06.5747841 – Fax 06.57288203

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