«Non basta prevedere la malattia, occorre insegnare la salute per conservarla». Lo diceva già Ippocrate 25 secoli fa, ma è anche, in estrema sintesi, il mio punto di vista a cui sono arrivato dopo un lungo percorso. Il mio paradigma, il mio metodo di cura del paziente lo definirei sistemico ed integrato.

La lucida e puntuale analisi dell’illustre fisiologo romano prof. Massimo Fioranelli che usando Giorgio Agamben conclude: «La biosicurezza si è dimostrata capace di presentare l’assoluta cessazione di ogni attività politica e di ogni rapporto sociale come la massima forma di partecipazione civica».

di Massimo Fioranelli

Fonte: Facebook

Roma – 4 gennaio 2021
Angela Merkel al Bundestag qualche giorno fa ha ricordato la cifra dei decessi; dopo che una deputata dell’opposizione gli ha fatto notare che la narrazione poteva anche essere diversa, la Merkel, chiaramente provata, ha risposto: «Io credo alla forza dell’Illuminismo, che l’Europa deve ringraziare perché ci ha insegnato che esistono verità scientifiche, che sono reali e alle quali dobbiamo attenerci». E ancora: «Ho studiato fisica nella DDR perché ero sicura che si possono negare molte cose, ma non la forza di gravità, la velocità della luce o altri fatti inconfutabili».

La cancelliera si riferiva a ciò che abbiamo imparato a scuola, alla geometria euclidea: che 2 rette parallele non si incontrano mai, che la somma degli angoli interni di un triangolo è pari a 180 gradi che e la circonferenza di un cerchio misura 2 volte il raggio moltiplicato per il π. Ma anche la fisica, la scienza per eccellenza, ha le sue incertezze.

In effetti la scienza inizia con l’illuminismo, ma il suo padre, Immanuel Kant, nei suoi “Prolegomeni ad ogni metafisica futura”, identifica le caratteristiche fondamentali della scienza: un sapere in continua evoluzione e suscettibile di contraddizioni. Karl Popper, uno dei piu’ grandi epistemologi del 900, sottolineò come un assunto, per essere scientifico, deve essere falsificabile.

Tuttavia quando la scienza si applica alla medicina, il conflitto diviene ancor più stridente.

Verso la fine dell’’800 la Fisica ha condotto un processo di revisione critica delle proprie conoscenze. La Fisica quantistica e la Teoria della Relatività hanno radicalmente mutato la modalità di affrontare i problemi posti dallo studio della natura attraverso gli strumenti della fisica classica di tipo meccanicistico e sperimentale, la disciplina elaborata da Galileo Galilei ed Isaac Newton, quella cui si riferisce la Merkel.

Da allora il modo con cui la fisica è riuscita ad interpretare il mondo e la sua complessità è diventata una conoscenza di tipo probabilistico. Il filo conduttore che attraversa le molteplici esperienze di tanti ricercatori è l’idea che le scienze fisiche e la matematica non siano necessariamente sempre vere in senso assoluto, ma unicamente esatte, come suggeri’ Martin Heidegger.

Le scienze sono certamente utili, possono rivendicare una condizione di verità ontologica, ma non possono più affermare, come aveva predicato Newton, di essere assolutamente vere. Oggi noi non sappiamo come è nato l’universo; tentiamo di comprendere l’evoluzione dello spazio, del tempo e di tutta la massa dell’energia che esso contiene, applicando la teoria della relatività generale di Albert Einstein.

Questa teoria funziona straordinariamente bene ma quando abbiamo a che fare con oggetti che cominciano ad avvicinarsi all’infinitamente piccolo, dobbiamo ricorrere ad un paradigma diverso come quello della fisica quantistica; la teoria della relatività generale non è in grado di trattare certi fenomeni come invece può fare la teoria quantistica e viceversa. Se tuttavia cerchiamo di unificare queste due mirabili teorie per crearne una in grado di interpretare la natura, scopriamo che non vanno d’accordo e l’intera struttura crolla. Scegliere che cosa credere tra le varie teorie in fisica quantistica è spesso qualcosa simile ad un atto di fede.

Un cartello di un negozio che avvisa i clienti della chiusura a causa del Coronavirus. Genova, 10 Marzo 2020. ANSA/LUCA ZENNARO

E sono atti di fede spacciati per scienza quelli della narrazione ufficiale da parte dei mezzi di informazione cui stiamo assistendo ormai da troppo tempo.

Trasportato per il territorio nazionale con un furgoncino dei surgelati, il nuovo vaccino, propagandato come la soluzione definitiva al problema pandemico che ci affligge, ha avuto la sua liturgia mediatica. Chiunque credo abbia percepito che il problema è più grande dell’agognata soluzione. Terapie somministrate su larga scala troppo precocemente rispetto alle conclusioni degli studi di efficacia e sicurezza, non rappresentano modelli scientificamente affidabili; tuttavia su questo si è aperto un dibattito surreale sull’obbligatorietà di una terapia ancora non convalidata.

Il test che è stato il fulcro di questa pandemia, la PCR (il tampone), e che ha condizionato drammaticamente la vita di miliardi di persone, è stato commissionato dall’OMS al Prof. C. Drosten dell’Università Charite di Berlino prima dell’isolamento del virus. Un test mai validato; Drosten stesso scrive: “abbiamo prodotto uno screening per la diagnosi e la conferma specifica di nCov-19 , elaborato in assenza di materiale virale”.

Nel 2013 Patrick Zylberman nel suo libro intitolato Tempêtes microbiennes aveva descritto il processo attraverso il quale la sicurezza sanitaria stava diventando parte essenziale delle strategie politiche ed internazionali. Come asserisce Michel Foucault la biopolitica tende fatalmente a convertirsi in dramma sociale, in tanatopolitica. Quanto più il diritto si occupa della vita biologica dei cittadini come un bene da curare e promuovere, tanto più quest’interesse getta immediatamente la sua ombra nell’idea di una vita che non merita di essere vissuta.
Nel 1946 l’Ordine dei Medici Tedeschi incaricò una commissione presieduta dal dottor Alexander Mitscherlich di riferire sul cosiddetto “ processo ai medici” nazisti che si svolgeva a Norimberga. I risultati della commissione non furono mai resi pubblici; l’Ordine dei Medici ritenne che le atrocità commesse erano talmente orribili da poter scuotere la stessa fiducia dei cittadini nella professione medica.

Oggi ci domandiamo quali rapporti debbono intercorrere tra il diritto e la vita. Un grande storico del diritto romano, Yan Thomas ha mostrato come nella giurisprudenza romana la natura e la vita naturale degli esseri umani non entrano mai come tali nel diritto, ma restano separati da questo. Quel che è avvenuto dei primi decenni del novecento è che il diritto ha progressivamente, a seconda delle circostanze, tutelato od escluso, molti aspetti della vita biologica.

Sigmund Freud

Il primo esempio di una legislazione in cui uno Stato si assume programmaticamente la cura della salute dei cittadini è stata l’eugenetica nazista. Subito dopo l’ascesa al potere nel luglio del 1933, Hitler fece promulgare una legge per proteggere il popolo tedesco alle malattie ereditarie, che portò alla creazione di speciali commissioni per la salute ereditaria che decisero la sterilizzazione coatta di 400.000 persone.

Lebensunwerten Leben: vita indegna di essere vissuta; o ancora meglio, nella traduzione che ne dà Giorgio Agamben: “vita che non merita di vivere”.

Questa espressione è il perno attorno al quale ruota uno degli eventi più raccapriccianti della storia del Novecento, ovvero lo sterminio dei malati di mente e dei disabili in genere, perpetrato con burocratica ferocia dai nazisti. I nazisti tuttavia furono solo gli esecutori di un genocidio alla cui realizzazione contribuirono vari soggetti della società civile: intellettuali, scienziati, premi Nobel, classe medica, giuristi e semplici cittadini.

Ma ben prima del nazismo una politica eugenetica potentemente finanziata dal Carniege Istitute e dalla Rockfeller Foundation, era stata programmata negli Stati Uniti, in particolare in California a cui Hitler si era esplicitamente richiamato. Quando la salute diventa l’oggetto della politica, cessa di essere qualcosa che riguarda l’ autodeterminazione di ciascun individuo e diventa un obbligo da adempiere a qualsiasi prezzo, non importa quanto alto. Il diritto e la vita non devono essere confusi; diritto e medicina sono e debbono rimanere separati.

Se la medicina stringe un patto ambiguo e indeterminato con i governi non può che condurre ad inaccettabili limitazioni delle libertà degli individui, rispetto alle quali le ragioni mediche possono offrire il pretesto ideale per un controllo senza precedenti della vita sociale.

Dice Giorgio Agamben che “ Si è prodotto una sorta di civismo superlativo in cui gli obblighi vengono presentati come prove di altruismo ed il cittadino non ha più diritto alla salute, ma diventa giuridicamente obbligato alla salute (biosecurity). E’ il disegno di un paradigma di governo la cui efficacia supera di gran lunga quelle di tutte le forme di governo che la storia politica dell’Occidente abbia finora conosciuto. La biosicurezza si è dimostrata capace di presentare l’assoluta cessazione di ogni attività politica e di ogni rapporto sociale come la massima forma di partecipazione civica”.

Come diceva Sigmund Freud “l’umanita ha sempre sacrificato la felicità per un poco di sicurezza in più”.

Prof. Dr Massimo Fioranelli