Oggi, 25 marzo 2022, sono già trascorsi 12 anni dalla scomparsa del Prof Antonio Negro.

E sinceramente, con la difficoltà vissute negli ultimi due anni, sembrano addirittura molti di più.
Conoscere e avvicinare il Professore, in qualità di paziente, allievo o ancor più nella fortuna di una frequentazione quotidiana, non era mai un’esperienza banale e superficiale. E tutti ricordano senz’altro qualche aneddoto vissuto con lui, o raccontato da lui, e con lui, in modo così vivo e coinvolgente da avere quasi l’impressione di avere partecipato di persona a quei fatti narrati.
Molti di noi hanno “partecipato con lui” al racconto di alcuni episodi della sua vita; la vita di gioventù al Liceo salesiano di Alassio, all’oratorio e al teatro, con le scorpacciate di coniglio fatte con gli amici; così come la vita universitaria genovese degli anni 30 e a quella romana degli anni 40; il ricordo commosso e ancora turbato dei bombardamenti a Quartu Sant’Elena, lo sconcerto dell’8 settembre 43 con le telefonate dall’Ospedale del Celio a Roma al Ministero della Guerra nella richiesta vana di opportune direttive…. Noi, studenti all’epoca, lo ascoltavamo, affascinati, nel racconto delle lezioni e dell’attività ospedaliera di Clinica medica all’Università di Roma, dell’attività di ricerca, delle lezioni di Nicola Pende, di Gregorio Maranon agli studenti de La Sapienza.
Con lui abbiamo conosciuto “realmente” personaggi storici legati all’omeopatia, con cui il Prof Negro aveva condiviso tanti momenti della sua vita, come Leon Vannier, Marcel Martiny, George Hodiamont, Pablo Paschero, Proceso Sanchez Ortega.
Negli anniversari delle persone care è naturale e bello ricordare momenti vissuti insieme.
Un episodio che torna alla mente, si riferisce ad esempio alla fine degli anni 90, quando si accompagnava il Professore fuori Roma, a visitare le Suore di un convento di clausura vicino a Cecina; fine giugno, con il caldo che si cominciava a fare sentire seriamente, il viaggio con un’auto piccola e senza aria condizionata per timore di indurre in lui un raffreddamento inopportuno; giunti al convento mentre noi accompagnatori lo aspettavamo fuori, ristorati dalle attenzioni delle suore, lui passava la giornata pazientemente con loro, a visitarle. E poi si rientrava, con altre 3 ore di viaggio, nelle stesse condizioni dell’andata… arrivati a roma, noi giovani provati e affaticati dalla giornata trascorsa in pratica nell’ozio dell’attesa e il Professore, ristorato dalle visite delle suore e da una birra ghiacciata bevuta in un autogrill….con 3 o 4 persone che l’aspettavano fuori del suo studio per essere visitate in serata!!! Questa era la sua vita, in cui il tempo trascorso con e per i malati non si contava.
Sembra un racconto di un’epoca che non è più ma che è importante che venga recuperata nello Spirito che la animava.
Nel ricordare oggi il Professore in questo anniversario e alla luce di tante conversazioni e ragionamenti fatti con lui, osservare il prevalere, anche dal lato medico di una cultura della sterilità biologica, di cui certo gli esempi non sono mancati negli ultimi anni, fa presagire depauperamenti vitali importanti, intesi non in senso astratto o filosofico, ma nel reale ed ampio senso biologico del termine.

Carissimo Professore La ricordiamo sempre grati nel nostro cuore e nelle nostre preghiere, con l’affetto di sempre.

F.to Maria Letizia Salvi, Serafina Mirenna, Mattia Canetta, Marco Cesarini con il personale SIMOH e tutti gli allievi ed ex allievi della Scuola

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