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Il cibo ultra-processato aumenta il rischio di morte del 26%. Se si restringe il campo ai decessi causati dalle malattie cardiovascolari, questi salgono del 58%, mentre se si considerano quelli attribuibili alle patologie cerebro-cardiovascolari come gli ictus, crescono del 52%.4.

Il consumo di cibi processati aumenta, inoltre, del 10% il rischio di cancro e in particolare di quello della mammella.

Stiamo parlando di una vasta gamma di prodotti alimentari: prodotti industriali da forno, dolciumi, snack, cereali zuccherati, bevande gassate, cibi pronti e carni processate.

Un allarme viene, ad esempio, da un vasto studio di coorte francese che ha coinvolto negli anni dal 2009 al 2017 oltre centomila persone.

E’ la prima volta che si evidenzia un rischio di questo genere; se il dato venisse confermato da studi ulteriori potrebbe significare che in futuro assisteremo ad un aumento dei casi di tumore legati al consumo di questi cibi di facile reperibilità e basso costo.

Gli alimenti processati e ultra-processati (prodotti industriali da forno, dolciumi, snack, cereali zuccherati, bevande gassate, cibi pronti e carni processate), che rappresentano ormai in media da un quarto alla metà delle calorie assunte ogni giorno con la dieta, si distinguono spesso per la loro bassa qualità nutritiva (sono ricchi di grassi totali, grassi saturi, zuccheri e sale aggiunti, oltre che poveri di fibre e di vitamine) e per la presenza di additivi oltre che di numerose sostanze derivanti dal packaging e altre che si formano durante al filiera produttiva, alcune delle quali con potenzialità cancerogene (acrilamide, amine eterocicliche, idrocarburi aromatici policiclici).

Alcuni studi hanno già messo in evidenza la presenza di una relazione tra consumo di cibi processati, ultra-processati e aumentata incidenza di dislipidemia, maggior rischio di sovrappeso/obesità, e ipertensione. Non esistevano finora studi sul rischio di cancro ma numerose ricerche hanno evidenziato l’effetto potenzialmente cancerogeno di una serie di composti che si trovano in genere nei cibi processati.

Il grande studio di coorte prospettico francese, il NutriNet-Santé, è andato a valutare l’associazione tra il consumo di cibi ultra-processati e rischio di cancro. La coorte in esame comprendeva 104.980 partecipanti maggiorenni (età media 42,8 anni) per i quali sono state raccolte le abitudini dietetiche utilizzando diverse registrazioni dell’apporto alimentare delle 24 ore, strutturate in modo da raccogliere i cibi consumati dal paziente tra 3.300 alimenti diversi. Questi sono stati in seguito categorizzati in base al grado di processamento, ricorrendo alla classificazione NOVA.

I ricercatori sono andati successivamente a valutare la presenza di associazioni tra consumo di cibi processati e ultra-processati con vari tipi di tumore (mammella, prostata, colon retto e numero di tumori complessivo).

Da questa enorme mole di dati emerge che il consumo dei cibi processati e ultra-processati si associa con aumento del rischio globale di cancro pari al 10%, mentre il rischio di cancro della mammella appare maggiorato dell’11%. I risultati dello studio sono pubblicati su British Medical Journal.

Questo è quanto per ora si può dire di uno studio con questo disegno; per valutare la presenza di un nesso causa-effetto sarà necessario imbastire nuovi studi in grado di rispondere a questa specifica domanda. Ma l’allarme è stato lanciato e il consiglio degli autori per ora è quello di evitare di nutrirsi costantemente con junk food, merendine, carni processate e soda drinks.

Un’altra ricerca tutta italiana pubblicata sull’ American Journal of Clinical Nutrition dai ricercatori del Neuromed di Pozzilli, dell’Università dell’Insubria di Varese, dell’Università di Firenze e del Mediterranea Cardiocentro di Napoli, ha coinvolto circa 25 mila abitanti del Molise (studio di popolazione chiamato Moli-sani), con lo scopo di individuare i fattori ambientali e genetici che influiscono sulle malattie cardiovascolari, sui tumori e sulle patologie neurodegenerative.

Anche in questo studio l’indagine ha reso evidente il legame tra un aumento significativo del rischio di morte e il consumo regolare di cibo ultra-processato. L’indiziato principale è risultato essere lo zucchero che, però, sarebbe responsabile di meno del 40% dell’incremento. Sul restate 60% al momento ci sono solo ipotesi, ma l’opinione degli autori è che sia la lavorazione industriale di per sé a comportare rischi, perché causa la formazione di numerose sostanze come l’acrilammide o alcuni interferenti endocrini.

Messaggio generale che deve derivare dall’analisi di queste ed altre ricerche scientifiche sull’argomento, è l’invito a consumare il più possibile alimenti non industriali. Piuttosto che farsi tentare da cibo ultra-processato pronto da scaldare nel microonde, è meglio cucinare qualcosa anche di estremamente semplice e rapido.

Lo stesso vale per i bambini e i ragazzi: è sempre preferibile dare loro panini o dolci fatti in casa piuttosto che sandwich o merendine.

Per l’equipe medica della SIMOH, scegliere un’alimentazione sana significa non mangiare nulla di morto, per cui nel regime alimentare andrebbero sempre privilegiati in mdo costante e più volte al giorno alimenti quali cereali integrali, frutta e verdura cruda e cotta.

Comunicazione a cura di:
Centro Studi e Ricerche Biomediche SIMOH
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