Prof. Edward Calabrese, University of Massachusetts

Prof. Edward Calabrese, University of Massachusetts

Omeopatia, ormesi, ricerca chimica e biologica

Il fenomeno dell’Ormesi (relazione dose-risposta) va sempre più attentamente studiato in medicina perché può spiegare non solo il meccanismo d’azione terapeutica dell’omeopatia, ma anche influenzare in modo importante la pratica della medicina convenzionale e quindi la salute pubblica in generale.

A dirlo è Edward Calabrese, Tossicologo, Professore del Dipartimento di Scienze della Salute ambientale presso la University of Massachusetts ad Amherst, Premio Marie Curie 2009, massimo esperto mondiale di Ormesi e autore di oltre 750 lavori scientifici e numerosi libri.

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ORMESI, DOSE-RISPOSTA E PRATICA DELL’OMEOPATIA

Il termine “ormesi” è stato coniato da due tossicologi, C. Southam e J.Ehrlich, nel 1943. L’ormesi può essere considerata una funzione adattativa caratterizzata da una risposta bifasica dose-dipendente, che si manifesta come conseguenza dell’esposizione a un range molto ampio di stimoli (Calabrese e Baldwin, 2002).

Vi è molta confusione attorno al concetto dell’ormesi e al suo significato dal punto di vista biologico.

Esistono risposte adattative o ormetiche a perturbazioni di qualunque tipo; gli organismi sembrano pre-adattati a molti stimoli nocivi, rispondono in modo generalizzato ai cambiamenti che avvengono in processi controllati, indipendentemente da altre specifiche risposte all’agente causativo. In sostanza, i meccanismi di controllo omeostatico e ormetico sono presenti in tutti i sistemi biologici, rispondendo autonomamente a cambiamenti di stato o ad alterazione di meccanismi regolati indotti da agenti esogeni (Stebbing, 1997).

Affinché sia soddisfatta la definizione “qualitativa” dell’ormesi, devono necessariamente essere presenti tanto la dimensione stimolatoria quanto quella inibitoria. La curva di risposta ormetica può essere rappresentata da una parabola, una Udritta o rovesciata in relazione all’endpoint considerato: si ottiene una risposta a Udiritta se si misura un danno all’organismo, come l’aumento della mortalità, l’alterazione di qualche funzione fisiologica o l’incidenza di malattie (come il cancro o le malattie cardiovascolari); si ottiene una risposta a U rovesciata se si misurano funzioni fisiologiche quali accrescimento o sopravvivenza. 

Le ricerche cliniche sull’utilità del fenomeno dell’ormesi possono avere straordinarie possibilità di applicazione in campo medico e per questo è in espansione la letteratura scientifica che esplora la possibile utilità dell’effetto ormetico della dose-risposta. Tra le ricerche di applicazione clinica del principio dell’ormesi ricordiamo che vi sono evidenze di un approccio ormetico al trattamento in alcune patologie, tra cui: le implicazioni nella terapia dell’Alzheimer, nella remineralizzazione dell’osso, nella crescita dei tumori, nella crescita dei capelli, nelle infezioni virali. 

Senza dimenticare, inoltre, le possibili implicazioni del fenomeno dell’ormesi per quanto riguarda l’azione protettiva nei confronti dei tossici. E’ infatti dimostrato che piccole dosi di cadmio, di arsenico e di mercurio aumentano la resistenza delle cellule a questi tossici con uno specifico aumento di Rna e conseguente sintesi di metallo proteine protettive e che tale adattamento protettivo si protrae per settimane senza alcun effetto collaterale per la crescita cellulare, la riproduzione, la funzione o la mortalità.

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Ricerca in Omeopatia: L’analisi dei profili genici del DNA trattato con farmaci omeopatici a diversa concentrazione (dalla tintura madre alla 30CH) mostra andamenti totalmente diversi da quelli ipotizzato dai detrattori delle alte diluizioni: la tecnologia dei DNA-microarray infatti mostra una variazione della risposta del substrato biologico al trattamento, risposta che varia con il variare della diluizione.

Questi risultati sono stati pubblicati negli ultimi anni dai Laboratori dell’Università di Verona (Bellavite) e di Firenze da diversi gruppi di ricerca. In tutti i casi l’andamento delle risposte è coerente con una risposta ormetica, ovvero inversione dell’espressione genica al variare della dose, risultato in perfetta simbiosi con la legge del simile di metodologia hahnemanniana

Oltre alla pratica clinica, alla ricerca in vivo e alle ricerche scientifiche in ambito botanico, anche la ricerca in chimica aggiunge un ulteriore importante tassello – in aggiunta a quelli già acquisiti dalla chimica-fisica – dimostrando in modo incontrovertibile che l’affermazione secondo cui l’omeopatia sia “acqua fresca” è priva di qualunque senso scientifico, non potendo esistere una soluzione a concentrazione zero se si adotta un processo di diluizione seriale.

 

Comunicazione a cura di:
Centro Ricerche Salute Globale SIMOH
Scuola Italiana di Medicina Omeopatica Hahnemanniana
Via Giovanni Miani, 8 – 00154 Roma
info@omeopatiasimoh.net

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