Insights into the Mechanism of Action of Highly Diluted Biologics. Ricerca pubblicato su The Journal of Immunology, settembre 2020. 

Istituto Simoh: “La metodologia sperimentale codificata in campo scientifico dal medico tedesco Samuele Hahnemann già sul finire del 1700, ha promosso lo sviluppo di specifici modelli di indagine basati sull’uso delle basse e alte diluizioni/dinamizzazioni.

Samuele Hahnemann, testando sperimentalmente prima dosi farmacologiche piene, poi dosaggi via via sempre più ridotti, poi dosaggi farmacologici pari a quelli dell’attuale low dose therapy, e infine dosi diluite e ultra-diluite dei farmaci di partenza, ha costituito nel tempo modelli di studio originali per la ricerca farmacologica sperimentale.

Grazie ai paradigmi di ricerca derivati da questo lavoro, ricercatori provenienti da ambiti e discipline diverse possono oggi correlare tra di loro i dati della tossicologia, con quelli delle low dose therapy, con quelli delle sostanze highly diluted (altamente diluite), ecc. coniugandoli all’interno di un omogeneo modello di conoscenza sperimentale”.

Per consultare l’originale del lavoro di ricerca clicca QUI.

Qui di seguito si riporta una sintesi della ricerca, oltre ai commenti del Prof. Andrea Dei, del Dipartimento di Chimica dell’Università di Firenze.

«Approfondimenti sul meccanismo d’azione di prodotti biologici altamente diluiti».

“L’uso terapeutico degli anticorpi (Abs) nel cancro, nell’autoimmunità, nei trapianti e in altri campi è tra i principali progressi biofarmaceutici del XX secolo.

I farmaci a base di anticorpi stanno rapidamente espandendo la loro quota di mercato dei medicinali.

Nonostante la crescente domanda, il loro uso terapeutico rimane impegnativo a causa delle limitazioni nella loro disponibilità orale, dei problemi di stabilità e dei loro effetti collaterali. Pertanto, molti studi sono stati finalizzati alla progettazione e all’aumento dei farmaci a base di Ab attraverso adiuvanti, modificazioni chimiche, incapsulamento, ecc.

Un approccio promettente per superare queste limitazioni è l’uso di Abs altamente diluiti, prodotti dalla riduzione graduale di una concentrazione di Ab ad un livello estremamente basso.

Questa tecnologia è stata utilizzata per creare un gruppo di farmaci per il trattamento di varie malattie, a seconda della specificità degli Abs utilizzati. Abs altamente diluiti a IFN-γ (hd-anti-IFN-γ) hanno dimostrato di essere efficaci contro l’influenza e altre infezioni respiratorie in una varietà di studi preclinici e clinici.

In questo studio, forniamo prove per un possibile meccanismo d’azione di hd-anti-IFN-γ.

Utilizzando la spettroscopia di risonanza magnetica nucleare in soluzione ad alta risoluzione, mostriamo che il farmaco ha indotto cambiamenti conformazionali nella molecola di IFN-γ. Cambiamenti di spostamento chimico si sono verificati negli amminoacidi situati principalmente all’interfaccia del dimero e nella regione C-terminale dell’IFN-γ. Questi cambiamenti molecolari potrebbero essere cruciali per la funzione della proteina, come evidenziato da un osservato aumento indotto da hd-anti-IFN-γ nel legame specifico di IFN-γ al suo recettore nelle cellule U937, una maggiore produzione indotta di IFN-γ nella coltura umana di PBMC e aumento della sopravvivenza dei topi infettati dall’influenza A.

I risultati del presente studio ci consentono di concludere che, a differenza dei farmaci tradizionali a base di anticorpi (Ab), gli Ab altamente diluiti agiscono inducendo modifiche conformazionali nei loro bersagli, che quindi influenzano le interazioni dei bersagli modificati con i rispettivi recettori e quindi orchestrano infine il bersaglio- percorso biologico dipendente.

I prodotti biologici altamente diluiti offrono un approccio rivoluzionario per lo sviluppo e l’applicazione clinica di farmaci a base di Ab”.

 

Commento di Andrea Dei
L’Omeopatia 2.0, evidenza di una prospettiva promettente*.
Fonte: Omeopatia33

“Immagino che nelle settimane passate Steven Novella si sia fermato in un drugstore per comprare due libbre di mentine per cercare di mitigare l’alitosi che faceva svenire i suoi pazienti a sei metri di distanza.

Per chi non lo conosce, Novella è un neurologo Assistant Professor della Yale University e si occupa di iniettare botulino in qua e in là nei suoi pazienti, ma soprattutto è l’Editore di Science-Based Medicine e nemico acerrimo delle CAM.

Prof. Andrea Dei, Università di Firenze

I suoi editoriali sono virulenti, così come le sue invettive che pronuncia come ospite di canali televisivi compiacenti, affermando, seguendo un sillogismo da Scolastica, che se le CAM fossero una cosa seria, non si chiamerebbero CAM, ma semplicemente medicina. Non c’è dubbio: lui crede di aver capito tutto, e il nostro Di Grazia, pur animato dallo stesso spirito virulento e iconoclasta, al confronto è solo un patetico epigono.

Ma al povero Novella l’alitosi forse gli deve essere venuta a leggere un articolo molto bello uscito su The Journal of Immunology (2020, 205, 1345), articolo frutto del lavoro di cinque laboratori internazionali, ispirati dal pensiero di Oleg Epstein, fondatore e numero uno della russa Materia Medica Holding.

Epstein, patologo, compatisce gli omeopati come residuo di una medicina prescientifica, ma di fatto sostiene l’uso di farmaci ultradiluiti e dinamizzati come tutti gli omeopati normali, postulando quella che una volta si chiamava “memoria dell’acqua”, anche se per non cadere nel trito gli cambia nome (vedi Symmetry, 2018, 10, 103).

Probabilmente all’origine di questo c’è la ricerca di una legittimazione accademica (infatti pubblica su giornali convenzionali con gran rabbia dei detrattori) che la gran parte degli omeopati con le loro teorie improbabili cercano con successo di non avere, come quando introducono, come ultima indimostrabile ratio, la meccanica quantistica o i domini di coerenza.

Così i suoi farmaci ultradiluiti prendono il nome di RAD (Release-Active Drugs) immaginando che il farmaco influisca sulla disposizione spaziale del solvente e che tale modifica persista nel tempo: infatti non si perita a usarli insieme facendo un mescolone di diverse potenze pensando che conservino la loro individualità. Tuttavia, sembra che stia cambiando idea.

Nel suo ultimo lavoro, infatti, abbraccia per la prima volta l’ipotesi dell’esistenza di nanoassociati nelle sue soluzioni ultradiluite, al pari di Bellare e dell’accademico russo Konovalov, principio che viene postulato ormai da anni dalla Siomi e che, a differenza delle altre ipotesi, RAD compresi, si basa su dati sperimentali e non è il prodotto di aneliti di goffa e patetica esuberanza.

Il grande merito di Epstein, a mio avviso, sta nell’avere aperto una nuova frontiera allo sviluppo dell’omeopatia, abbandonando i rimedi hahnemaniani della tradizione attraverso l’utilizzo delle prospettive che il progresso della conoscenza ci ha messo a disposizione. Il citato articolo sul Journal of Immunology ne è un chiaro esempio e costituisce una lezione per tutti gli omeopati e per le industrie farmaceutiche, che purtroppo sono affette da una miopia di natura essenziale e da un difetto di cultura che ne mina la creatività.

L’articolo citato sul Journal of Immunology riguarda il meccanismo di azione degli anticorpi su una citochina, l’interferone gamma, la cui produzione da parte dell’organismo oltre a effetti benefici, ha spesso effetti indesiderati. La somministrazione di tali anticorpi è però costosa e soprattutto è associata a effetti collaterali parimenti dannosi. Da qui l’idea di utilizzare soluzioni ultradiluite di tali anticorpi e, secondo quanto riportato, questa strategia è stata accompagnata da successo.

Nell’articolo si riporta il meccanismo di azione di tali anticorpi nella neutralizzazione della citochina. Una soluzione di citochina è stata trattata con una miscela di tre soluzioni (12CH, 30CH e 50CH) di anticorpo e ne è stato registrato lo spettro NMR. Dall’analisi del confronto fra lo spettro della citochina da sola e quella trattata si conclude che l’effetto dell’anticorpo è quello di indurre una variazione conformazionale delle catene peptidiche preposte all’interazione con il recettore specifico della citochina.

In altre parole, l’azione dell’anticorpo è paragonabile al legare le mani dietro la schiena a disturbatori che non vuoi che ti suonino il campanello.

Tralascio di dire che, data la complessità del sistema, il lavoro fatto è stato immenso e degno della massima considerazione. Resta il fatto che gli autori non si esprimono sul significato del loro risultato che proverò qui tentativamente a riassumere.

La considerazione che va fatta è che si ha una variazione delle proprietà conformazionali della citochina e questo è dovuto all’interazione con l’anticorpo, ma è anche vero che tale variazione dopo tale interazione permane (infatti si vede nello spettro) e non compete alla conformazione a minima energia della citochina. Questo vuol dire che l’efficacia del farmaco è dovuta a una interazione transiente con la citochina con la formazione di un sistema metastabile e che l’energia di attivazione che è implicata nella riorganizzazione conformazionale allo stato a minima energia è alta, rendendo tale riorganizzazione lenta.

In altre parole, una molecola di anticorpo disattiva un milione o un miliardo di molecole di citochina: ecco perché la soluzione ultradiluita è efficace. Lo proverò a scrivere a Steven Novella, perché l’alitosi al telefono talvolta si sente”.

*Prof. Andrea Dei, Dipartimento di Chimica Università di Firenze.

Fonte: Omeopatia33

Comunicazione a cura di:
Centro Ricerche Biomediche
SIMOH, Scuola Italiana di Medicina Omeopatica Hahnemanniana
Via Giovanni Miani, 8 – 00154 Roma