Mentre una singola persona è un intrico incomprensibile, nell’aggregato diventa una certezza matematica. O così dicono le statistiche.

Arthur Conan Doyle

statistics1Tra le cosiddette medicine non convenzionali l’utilizzo della medicina omeopatica da parte della popolazione mondiale è sempre in continuo aumento, come dimostrano le più recenti indagini statistiche.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) l’Omeopatia è il 2 ° più grande sistema medico al mondo, con un importante e costante tasso di crescita ogni anno a livello mondiale.

Ma come può essere definita la medicina omeopatica?
L’omeopatia è la disciplina medica neo-ippocratica teorizzata e codificata oltre 250 anni fa dal medico tedesco Samuele Hahnemann a partire dai risultati patogenetici ottenuti farmacologicamente su uomo sano sperimentando sostanze ultra-diluite e dinamizzate.

Samuele Hahnemann, nel corso della sua pluridecennale esperienza di ricercatore e medico, ha sviluppato e codificato un complesso modello sperimentale e clinico-terapeutico in grado di coniugare insieme, in termini prettamente medici, sia i dati patogenetici sperimentalmente ottenuti su uomo sano con sostanze altamente diluite e dinamizzate; sia i dati sperimentali derivati dallo studio delle terapie a basse diluizioni (oggi anche note come: Low Dose Medicine, medicina fisiologica di regolazione, microimmunologia, ecc.); sia le conoscenze proprie di una moderna tossicologia guidata dalla mineralogia, dalla botanica, dalla zoologia, dalla biologia chimico-fisica e dalla fisiologia umana.

A partire dallo studio complesso e correlazionistico di tutte queste conoscenze farmacologiche sperimentali e tossicologiche, l’omeopatia consente di ricercare nel malato i criteri fisiopatologici unitari propri dell’individualizzazione clinica dello stato di malattia (diagnosi fisiopatologica del malato), giungendo, per conseguenza, alla personalizzazione della terapia secondo il principio ippocratico della legge di similitudine: similia similibus curentur.

Alcuni dati sull’omeopatia:
In Europa più di 100 milioni di persone utilizzano l’omeopatia e 50 mila sono i medici omeopati che la esercitano. Nel mondo i medici sono oltre 500.000 e i pazienti che la utilizzano sono più di 600 milioni (secondo l’OMS), distribuiti in più di 100 Paesi.

Solo in India l’Omeopatia è praticata da quasi 350 mila medici, che lavorano prevalentemente in Ospedali pubblici e privati facendo riferimento anche ad un Ente statale di Medicine non Convenzionali il cui bilancio è di circa 500 milioni di dollari.

In Svizzera il Ministero dell’Interno dal 2017 ha attribuito lo status di medicina convenzionale a cinque terapie complementari tra cui la Medicina Omeopatica.

CURE OMEOPATICHE

In Italia, secondo il sondaggio EMG Acqua 2016, il 4,5% della popolazione (pari a circa 2 milioni e 700 mila cittadini) si affida in modo continuativo alle cure mediche omeopatiche con una frequenza quotidiana o settimanale. Più del 20% degli italiani utilizza invece i medicinali omeopatici almeno una volta l’anno. E in generale, oltre l’80 per cento degli intervistati dichiara di conoscere l’omeopatia.

Secondo i dati del Rapporto EURISPES Italia 2017, un italiano su 5 (il 21,2% della popolazione, pari a quasi 13 milioni di persone) fa uso di terapie non convenzionali (con una crescita del 6,7% rispetto al 2012). Secondo il Rapporto, l’omeopatia è la medicina non convenzionale più amata in Italia, verso cui si orienta il 76,1% degli italiani. Seguono la fitoterapia (con il 58,7%), l’osteopatia (44,8%), l’agopuntura (29,6%), la chiropratica (20,4%).

Precedentemente nel 2005 secondo ISTAT  la popolazione che aveva utilizzato l’omeopatia almeno una volta negli ultimi tre anni antecedenti l’indagine era circa il 13,6%  (più di 7 milioni e 900 mila persone). Successivamente, nel 2009, Omeoimprese (l’associazione italiana che rappresenta il 90% delle aziende produttrici e distributrici di medicinali omeopatici) rilevava che erano circa 9 milioni, ossia il 15% della popolazione ad averla utilizzata almeno una volta l’anno.

Più di recente, nel 2013, l’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (ONDA) indagando su di un campione di 1000 donne intervistate di età compresa tra i 25 e i 54 anni, rilevava che oltre il 70% di loro dichiarava di aver avuto un’esperienza positiva con l’omeopatia.

Per il periodo 2012-2015 Omeoimprese sottolineava che la popolazione italiana adulta che aveva usato almeno una volta nell’ultimo anno un medicinale omeopatico era cresciuta, con un incremento dal 16,2% (del 2012) al 16,5% (del 2015).

L’ISTAT, nel 2015, con due studi denominati rispettivamente: “Tutela della salute e accesso alle cure” (di luglio 2014) e “Cura e ricorso ai servizi sanitari” (di aprile 2015), ha affermato che in Italia utilizzano regolarmente farmaci omeopatici circa 2 milioni e 452 mila di persone, pari a circa il 4,1% della popolazione, posizionando così gli italiani al terzo posto in Europa dopo i cittadini di Francia e Germania .

Gli stessi dati statistici nelle loro diverse sfaccettature evidenziano che circa 20 mila medici italiani prescrivono almeno una volta all’anno medicinali omeopatici. Erano 12 mila nel 2006 (Eurispes).

E sono circa 4 mila i medici che la esercitano con regolarità.

Chi si rivolge all’omeopatia?
Scelgono l’omeopatia soprattutto le donne (dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna – Ottobre 2013), nella fascia d’età tra i 25 ed i 54 anni, laureate, appartenenti al ceto medio-alto e residenti in Italia nelle Regioni del nord- est e al centro.

La scelta medica omeopatica è fatta in modo esclusivo dal 17% degli utilizzatori di rimedi omeopatici, mentre il 73,5% la associa ai farmaci convenzionali.

Circa il 73% di chi la utilizza con regolarità dichiara di essere rimasto molto soddisfatto dei benefici ricevuti (dati Ottobre 2013).

Nel 2007, secondo ISTAT, i soddisfatti erano 71,3% e il dato di soddisfazione nei confronti dell’omeopatia, confrontato anche rispetto ai periodi 1999-2000, 2004-2007, si mantiene pressoché costante. Nel 2013 era il 70%.

Nella Regione Lazio il giudizio positivo di chi già ricorre alla medicina omeopatica è pari a circa il 94,9% degli utilizzatori.

Oltre il 61% degli italiani vorrebbe che il proprio medico di base gli fornisse maggiori informazioni su questo metodo terapeutico. Il 26% dei consumatori desidera, inoltre, un crescente ruolo informativo da parte del farmacista nella diffusione di informazioni sull’omeopatia.

paziente complessoLa fiducia nell’omeopatia:
Negli ultimi anni la fiducia nei confronti dell’omeopatia è cresciuta sensibilmente, motivo per cui i rimedi omeopatici sono sempre più presenti nell’armadietto dei medicinali delle famiglie italiane.

Nello specifico, la notorietà dell’omeopatia è cresciuta grazie al passaparola. Il 46,7% degli utilizzatori di farmaci omeopatici, infatti, ha dichiarato di essersi fidato del consiglio di amici e parenti, i quali una volta verificata la validità terapeutica del medicinale omeopatico, lo hanno consigliato.

Per quali ragioni mediche ci si rivolge all’omeopatia:
Oltre il 70% degli utenti che si rivolgono all’omeopatia sono pazienti cosiddetti complessi (dati SIMOH), ossia affetti da più patologie croniche, presenti contemporaneamente nello stesso individuo: pazienti con una storia terapeutica multi-farmacologica importante, segnata da frequenti ricadute cliniche o da malattie non rispondenti ai trattamenti farmacologici convenzionali specifici.

Secondo i dati della letteratura scientifica internazionale, le situazioni cliniche trattate più frequentemente con l’omeopatia riguardano:

  • allergie respiratorie o dermatologiche di vario grado;
  • disturbi funzionali e/o organici dell’apparato gastrointestinale;
  • malattie ostetrico-ginecologiche;
  • malattie otorinolaringoiatriche;
  • malattie dermatologiche;
  • sindromi infiammatorie (inclusa reumatologia);
  • malattie respiratorie;
  • disturbi circolatori;
  • cefalee;
  • disturbi di origine traumatica. 

Circa 1⁄4 dei pazienti sono bambini di età inferiore o uguale a 14 anni, che ricorrono al trattamento omeopatico soprattutto per curare malattie acute recidivanti delle alte vie respiratorie. (Continua a pag. 2)