PLATICA OCEANOProgetto prevenzione: campagna socio-sanitaria di informazione e sensibilizzazione

PBDE flame retardants, thyroid disease, and menopausal status in U.S. women
Joseph G. Allen, Sara Gale, R. Thomas Zoeller, John D. Spengler, Linda Birnbaum ed Eileen McNeely

E’ noto come le donne siano colpite dalle patologie tiroidee in misura nettamente superiore rispetto agli uomini, fino a 10 volte, come nel caso dell’ipotiroidismo, tanto da rendere la levotiroxina, somministrata nella terapia ormonale sostitutiva, uno dei farmaci più prescritti al mondo.

Una allarmante novità su questa incidenza riguarda però la possibile causa, che potrebbe essere connessa all’impiego di oggetti strettamente legati alla nostra quotidianità, come cellulari, computer, ma anche materassi, vestiti, giocattoli e cosmetici.

Uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health, suggerisce, infatti, l’implicazione di alcuni agenti tossici ambientali in questa particolare “sensibilità” femminile alle disfunzioni della tiroide.

Si tratta nello specifico degli eteri bifenili polibromurati (PBDE), nome difficile per indicare i cosiddetti ritardanti di fiamma, una miscela di sostanze chimiche aggiunta a un’ampia gamma di prodotti per renderli meno infiammabili.

Sono spesso impiegati:

  • nelle materie plastiche,
  • negli articoli tessili,
  • nei mobili
  • nelle apparecchiature elettroniche,

ma questi contaminanti possono anche penetrare nella catena alimentare, e trovarsi in diversi cibi di origine animale come il pesce, la carne, le uova e il latte. Il loro ruolo dannoso nei confronti della tiroide si svolgerebbe mimando l’azione dell’ormone tiroideo e portando perciò l’organismo a interromperne la sintesi.

In un campione di donne preso in esame negli USA tra il 2003 e il 2004, si è osservato che nei soggetti con maggiori concentrazioni di PBDE nel sangue, la probabilità di sviluppare una patologia della tiroide è risultata essere sensibilmente più elevata; inoltre, a causa del fatto che gli estrogeni regolano l’attività della tiroide, gli studiosi ritengono che le donne in post-menopausa, nelle quali i livelli ormonali sono ridotti, possano essere particolarmente vulnerabili agli effetti dei PBDE.

Evitare l’esposizione a queste sostanze può però non essere così semplice, se si pensa che in alcuni mobili, ad esempio, la loro concentrazione può arrivare fino al 20% del peso complessivo; nel corso degli anni poi fuoriescono lentamente, diffondendosi nell’aria e depositandosi ovunque insieme alla polvere, rischiano di essere respirati e di accumularsi nei tessuti adiposi umani, andando a interferire con le funzioni ormonali.

 

Comunicazione a cura di:
Centro Ricerche Salute Globale SIMOH
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